In Sicilia si dice: “amici e parenti non c’accattari e non ci vinniri nenti”. Altrove si potrebbe dire: “amici e parenti mai come clienti”.
Insomma i proverbi consigliano di non mischiare mai amicizie e parentele con gli affari, per l’elevato rischio di rovinare le une e gli altri. Potrebbe infatti accadere, ed in effetti accade molto spesso, che i venditori, da intendersi in senso generalizzato come fornitori di beni e servizi di qualunque tipo, da una parte, e i clienti, dall’altra, nutrano spesso aspettative esagerate sul rapporto di amicizia o parentela che li lega, pretendendo gli uni dagli altri vantaggi del tutto irrazionali e antieconomici.
L’argomento per la verità è molto complesso e può essere affrontato da più punti di vista.
Personalmente se ho un qualche problema mi rivolgo immediatamente a parenti e amici: per ristrutturare la mia casa mi sono rivolto a un mio carissimo amico di lunga data, imprenditore edile; nonostante le numerose applicazioni informatiche disponibili, se devo organizzare un viaggio mi rivolgo ad un caro amico agente di viaggi; la mia prima motocicletta l’ho acquistata, usata, da un vecchio amico. Persino la pratica professionale, l’ho svolta presso lo studio del papà di un mio carissimo amico, insieme a lui. E potrei continuare ancora a lungo con gli esempi.
Per me è infatti naturale rivolgermi, almeno inizialmente, a chi conosco. Il vantaggio immediato è che con un amico posso affrontare liberamente ogni mio dubbio, senza alcun timore riverenziale; inoltre, se posso, preferisco avvantaggiare un amico piuttosto che uno sconosciuto; infine sono ragionevolmente sicuro di poter ottenere un trattamento di favore, proprio in ragione del rapporto di amicizia o parentela che ci lega.
Quest’ultimo aspetto merita una precisazione ulteriore perché, con tutta probabilità, è proprio qui che il rischio di rovinare l’amicizia è più elevato: rivolgendomi ad un amico non mi aspetto certo che il bene o servizio richiesto mi venga fornito gratuitamente o ad un prezzo particolarmente vantaggioso. Come ho detto prima, in ogni caso, preferisco avvantaggiare un amico o un parente piuttosto che uno sconosciuto, quindi, con i primi, sono disponibile a spendere persino di più.
Quello che pretendo da un amico o da un parente, e che da uno sconosciuto non sono sicuro di poter ottenere, neppure pagando di più, è il riguardo. Mi spiego meglio con gli esempi: durante la ristrutturazione della casa il mio amico era sempre presente in cantiere, anche se il suo ruolo non lo prevedeva; mia moglie ed io l’abbiamo tempestato di telefonate, messaggi e richieste, a qualsiasi ora del giorno e della notte, persino nei giorni festivi, ed abbiamo sempre ottenuto risposta.
Ancora oggi, a distanza di anni, se ho un problema in casa, chiamo lui prima di chiunque altro e so di poter ricevere assistenza, aiuto o anche solo un semplice consiglio. Quando prenoto un viaggio so per certo che la struttura presso cui mi recherò è già stata testata e che, se mai avrò un problema in loco, il mio agente di viaggio mi risponderà immediatamente al telefono, nonostante il fuso orario, e farà tutto il possibile per risolverlo. Quando ho acquistato la motocicletta, il giorno prima della consegna il venditore ha fatto benzina e l’ha portata dal suo meccanico di fiducia per un controllo generale.
È ovvio, almeno per me, che, rivolgendomi ad altri, agli sconosciuti, può darsi che avrei potuto risparmiare: la medesima ristrutturazione, lo stesso viaggio, una motocicletta uguale, avrebbe potuto costarmi di meno, nell’immediato. Il problema, per me, tuttavia, è un altro: nel caso si verificasse un inconveniente, lo sconosciuto mi aiuterebbe a risolverlo?
Fatta questa lunga ma necessaria premessa è il momento di porsi dall’altra parte.
L’avvocato, almeno agli inizi, come qualunque altro libero professionista o imprenditore, non può permettersi di rinunciare agli incarichi provenienti da amici e parenti, perchè altrimenti non lavorerebbe. È proprio su questi primi incarichi, e sul passaparola che cominciano a generare, che l’avvocato inizia a creare il suo portafoglio di clientela. Ciò non significa che gli amici e i parenti siano sufficienti o che l’avvocato non debba promuovere la propria attività anche altrimenti, ma certamente l’avvocato non può sempre rispondere ai conoscenti che gli chiedano consiglio che non si occupa di quella determinata materia, che sarebbe meglio per loro rivolgersi ad altri o che lo studio presso cui lavora non gli permette di accettare nuovi incarichi.
Rispondendo sempre in questo modo si produrrebbero due risultati.
Il primo è che l’amico o il parente si sentirebbe comunque abbandonato, in un momento, tra l’altro, di assoluto bisogno. Non si dimentichi infatti che l’avvocato non vende automobili usate. Se un amico o un parente si rivolge ad un avvocato è perchè ha un problema personale serio, magari anche urgente, e non sa minimamente dove andare a sbattere la testa. Se, in un momento simile, gli rispondiamo picche, il legame che ci unisce ne soffrirà inevitabilmente.
Il secondo risultato è che il passaparola si produrrebbe ugualmente ma sarebbe del tutto negativo, del tipo che non siamo capaci a fare un bel niente e ci siamo montati la testa. Insomma, anche scegliendo la prudenza massima, alla fine, avremmo comunque rovinato amicizie, parentele, affari e reputazione. Personalmente, poi, viene anche da chiedermi per quale motivo esercito la professione di avvocato se non posso nemmeno aiutare gli amici e i parenti nel momento del bisogno e, se per caso, rinunciare a consigliare qualcuno per dare retta a vecchi proverbi non violi una qualche norma etica, se non proprio deontologica.
Inoltre ci dovremmo porre un’altra, fondamentale, domanda. Se l’amico o il parente si sono rivolti a noi non hanno già fatto la loro scelta, razionale e consapevole? Anche qui meglio spiegarsi con un esempio: mi è capitato che un cliente mi abbia confidato di avere, tra i propri parenti e amici, diversi avvocati ma di aver preferito rivolgersi ad un estraneo, a me nella fattispecie, proprio per seguire i vecchi adagi e non mischiare affari e amicizia.
Insomma, nel momento in cui l’amico o il parente ci chiedono aiuto, qualunque strategia prudenziale è ormai inutile: la scelta spettava a loro, l’hanno già fatta e rifiutarla sarebbe inutile e controproducente.
Non ci resta altro da fare che comportarci in maniera obiettiva e professionale, trattando il caso come qualunque altro: identificare il cliente, predisporre il preventivo, la lettera di incarico, l’informativa privacy, illustrare i rimedi possibili e i tempi necessari.
Da parte mia, comunque, non dimentico mai l’amicizia o la parentela e offro sempre il riguardo che io stesso pretendo in occasioni analoghe. Le tariffe sono sempre al minimo e la disponibilità per incontri, telefonate, messaggi e chiarimenti è massima.
Soprattutto, poi, mi predispongo al peggio, come sempre d’altronde.